Lecce

Chiusura delle officine FSE di Lecce: i sindacati lanciano l’allarme

Si avvicina la chiusura delle officine di Ferrovie Sud Est (FSE) di Lecce: un colpo pesante per il territorio e per i lavoratori locali. A confermare le preoccupazioni degli addetti ai lavori e dei sindacati, è la decisione della partecipata del Gruppo Ferrovie dello Stato di cessare l’attività manutentiva del settore automobilistico. La chiusura rischia di comportare la perdita di circa 30 posti di lavoro e una potenziale dismissione del polo produttivo di Lecce.

I segretari delle principali sigle sindacali, Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa-Cisal, non nascondono la loro preoccupazione. “Il territorio sta per subire un altro duro colpo. Chiediamo un intervento immediato della Regione, delle autorità locali e della deputazione salentina per tutelare sia il lavoro che il sito produttivo” denunciano i rappresentanti sindacali.

La decisione di FSE di chiudere l’officina automobilistica arriva dopo la comunicazione da parte del Comune di Lecce, proprietario dell’area, della volontà di riappropriarsi dei terreni. Un progetto annunciato ormai da anni, che ha spinto l’azienda a cercare, senza successo, una soluzione alternativa per ospitare le attività di manutenzione dei bus. Di fronte alle difficoltà di trovare un sito adeguato, FSE ha optato per esternalizzare il servizio, sollevando non pochi interrogativi sulle ricadute occupazionali e sulla qualità del servizio.

I sindacati si chiedono che fine faranno i lavoratori coinvolti in questa operazione e come cambieranno i processi di manutenzione una volta che questi saranno esternalizzati. “I timori sono legittimi. I lavoratori rischiano di essere lasciati a casa, mentre la qualità della manutenzione potrebbe subire un degrado”, sottolineano.

Ma la situazione potrebbe essere ancora più grave per le officine dedicate alla manutenzione dei treni, situate nel retro della stazione ferroviaria di Lecce, che sembrano destinate a una sorte simile. Sebbene non ci siano comunicazioni ufficiali al riguardo, l’ipotesi che l’azienda voglia trasferire le attività a Taranto sembra prendere piede. Un trasferimento che comporterebbe costi e disagi significativi, tra cui i chilometri da percorrere e l’ulteriore onere economico per il personale.

I sindacati, però, non credono che questa sia l’unica soluzione possibile. “Abbiamo proposto più volte di utilizzare lo scalo di Surbo, che è più vicino e ha tutte le potenzialità per rispondere alle esigenze di manutenzione del Gruppo Ferrovie. Una proposta che non è stata nemmeno presa in considerazione”, affermano con rammarico.

Di fronte a una situazione che rischia di danneggiare seriamente l’economia locale, i sindacati hanno già preso carta e penna, scrivendo all’assessore regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, e alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, per chiedere un incontro urgente. “La provincia di Lecce non può permettersi di perdere altri posti di lavoro. La chiusura delle officine rappresenterebbe l’ennesimo passo verso il depauperamento del nostro territorio. È essenziale che la politica locale faccia sentire la propria voce” è l’appello delle sigle sindacali.

La centralizzazione delle attività a Bari, infatti, è già in atto da tempo: numerosi uffici e servizi sono stati trasferiti nel capoluogo, e ora si temono nuove riduzioni a favore di altre aree. “Lecce sta perdendo la sua importanza come centro produttivo, e questo non possiamo permetterlo” – concludono i sindacalisti, rinnovando l’appello a un’azione politica concreta a tutela del lavoro e del territorio.