Svolta in Israele?
Ieri una nuova coalizione ha dato vita a un accordo di governo che potrebbe porre fine a 12 anni consecutivi di governi del premier Netanyahu, che ha costretto la politica -pur di metterlo da parte- a raggiungere accordi che da più parti sono ritenuti inconciliabili.
Per la prima volta nella storia dello Stato di Israele, infatti, una coalizione di maggioranza include un partito degli arabi: il partito arabo-islamico “Ra’am” che partecipa con 4 suoi seggi, anch’esso determinante per il successo di questa nuova coalizione, formata da ben otto partiti che abbracciano l’intero arco politico.
Isaac Herzog, eletto undicesimo presidente israeliano, darà vita a un “Governo a rotazione” alla cui guida si alterneranno prima Naftali Bennet, e poi Lapid, che ora è Ministro degli Esteri.
Molti osservatori politici, però, si aspettano un colpo di coda dal premier uscente. Netanyahu è stato al potere per 15 anni (dal 1996 al 1999 e poi dal 2009) e l’accordo dei suoi avversari politici è una grossa minaccia anche per la sua libertà, visto che egli è attualmente coinvolto in tre casi con accuse di corruzione, frode, concussione e violazione della fiducia, che lui respinge in toto.
Per questo, laddove Netanyahu andasse a finire all’opposizione, potrebbe essergli negata l’immunità parlamentare, senza contare che da parte del nuovo governo si potrebbe votare una legge per escluderlo da futuri incarichi politici e, ottenuto ciò, i nuovi leader potrebbero decidere per un ritorno alle urne.
Decisioni che non possono -e non potrebbero- non avere sviluppi anche sul piano internazionale. Staremo a vedere.