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Riders: ma chi si fida?

Oggi, 26 marzo, in alcune città -fra cui Bari- avrà luogo una giornata di protesta che è stata nominata #iononordino e che dovrebbe servire a garantire più diritti e sostegno sociale ai “Riders”, un lavoro autonomo senza diritti (e come vedremo forse anche senza doveri).

Chi sono i “Riders”? Fino a qualche anno li abbiamo chiamati “Pony Express” particolarmente riferendoci ai “corrieri” veri e propri, cioè quelli che venivano a casa a ritirare la posta per poi portarla a un centro spedizioni.

Ebbene, i Riders sono un’altra cosa. Sono quei ragazzi che a bordo di bici o motorino vi portano a casa la pizza, o altri cibi.

Protestano, perché sono privi di tutele. Ma in realtà, a veder bene la faccenda, ci siamo domandati: chi garantisce per loro a livello di salute e sicurezza? Non ci risulta che ci sia nessuna delle catene che funzionano tramite app che garantisca il cliente, il consumatore finale.

E allora, che senso ha restare chiusi in casa e poi rischiare che il virus entri in famiglia con una pizza recapitata da un Rider positivo che nessuno controlla?

Dunque, la protesta dei Riders, va bene, ma fino a un certo punto. Pensateci, la prossima volta che ordinate una pizza a domicilio. Molto meglio andarsela a prendere da soli presso la pizzeria più vicina, o accertarsi che il “servizio” venga svolto da personale del locale, per il quale i controlli sono obbligatori.