Parchi pubblici e faide suburbane
Le cose pubbliche hanno spesso breve vita. È il destino toccato ai tavoli da ping pong che il comune di Bari ha messo da qualche anno a disposizione dei cittadini. Si trovano in tre punti strategici della città: Pane e Pomodoro, i giardini della Chiesa russa e il parco Don Tonino Bello. Agli appassionati che usufruiscono del servizio sarà sicuramente capitato di imbattersi nel personaggio di Raffaele, barese di mezza età, ex commerciante di mobili usati, affabile sportivo e appassionato di tennis tavolo. Raffaele e la sua compagna Daniela trascorrono interi pomeriggi tra i tavoli cittadini reclutando tra i giocatori occasionali nuovi membri di un gruppo whatsapp inizialmente chiamato “Gruppo pingpong Bari”. Nel giro di un paio d’anni la comunità virtuale raggiunge oltre cento membri fino a coinvolgere l’assessore allo sport Pietro Petruzzelli. Il gruppo nasce per motivi di sana inclusione sportiva, per facilitare l’incontro tra giocatori solitari e perché no, organizzare tornei amatoriali tra i fedelissimi.
Il problema sorge quando Raffaele comincia ad abusare della sua attitudine naturale da leader e dopo aver inserito il suo nome nell’intestazione del gruppo, inizia a sindacare sull’etica sportiva dei singoli partecipanti. I primi screzi diventano insulti fino a creare coalizioni tra i giocatori della Chiesa russa e quelli del Don Tonino Bello che si scindono per creare due nuovi gruppi Whatsapp in attesa delle prossime “sfide”. Dinamiche infantili dietro cui si nasconde una triste realtà parallela che governa la cosa pubblica: per poter giocare è necessario chiedere il permesso al “nuovo sindaco del ping pong”. I baresi saranno in grado di far rispettare i loro diritti almeno sui campetti del tennis tavolo? Ai posteri l’ardua sentenza.
Federica Muciaccia