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AQUA, l’alleanza adriatico-ionica che trasforma la gestione dell’acqua di fronte alla crisi climatica

In un’estate segnata da temperature record e precipitazioni irregolari, la parola d’ordine è una sola: resilienza.

È questa la missione del progetto internazionale AQUA, che unisce cinque Paesi dell’area adriatico-ionica – Italia, Slovenia, Grecia, Albania e Serbia – per dare risposte concrete a una delle sfide più pressanti del nostro tempo: la gestione dell’acqua in un mondo che cambia.

Il progetto, sostenuto dall’Unione Europea attraverso il programma Interreg IPA ADRION 2021–2027, punta a costruire un nuovo modo di pensare e amministrare la risorsa idrica.

L’obiettivo è chiaro: passare da un approccio di emergenza a uno capace di prevenire e prevedere le criticità, grazie a strumenti di monitoraggio e simulazione che renderanno più sicura e sostenibile la gestione delle risorse.

Una cooperazione che parte dai territori

Il punto di forza di AQUA è la capacità di mettere attorno allo stesso tavolo università, enti locali e gestori dei servizi idrici, con un metodo che combina l’esperienza dei grandi centri di ricerca con il sapere delle comunità che vivono ogni giorno la difficoltà di approvvigionarsi.

Nei primi mesi di lavoro, i partner hanno raccolto dati, analizzato studi e confrontato le migliori pratiche già attuate in Europa.

Ma, soprattutto, hanno ascoltato le esigenze dei territori.

Dal confronto è nata la prima roadmap transnazionale per una gestione resiliente delle risorse idriche nell’area adriatico-ionica.

Una mappa di lavoro che non resta sulla carta, ma che diventerà presto strumenti concreti di supporto alle decisioni.

Il cuore italiano: il sistema Agri-Sinni

In Italia, l’attenzione è rivolta al sistema Agri-Sinni, una delle più grandi infrastrutture idriche del Paese, che alimenta Puglia e Basilicata.

Al centro di questo sistema si erge la diga di Monte Cotugno, la più grande in terra battuta d’Europa, costruita lungo il fiume Sinni.

Con i suoi 530 milioni di metri cubi di capacità, rappresenta da decenni una garanzia per usi potabili, agricoli e industriali.

Intorno ad essa si sviluppa una rete di invasi e traverse che hanno reso possibile, negli anni, lo sviluppo agricolo e industriale di un’area vasta e complessa.

Oggi però questa infrastruttura strategica è sotto pressione.

Le piogge si fanno più rare e concentrate, gli inverni sono meno generosi e le estati sempre più torride.

La Puglia, in particolare, registra dagli anni ’80 un calo costante delle precipitazioni e un innalzamento delle temperature che entro il 2050 potrebbe superare 1,5 gradi rispetto alla media storica.

L’acqua che non c’è e quella che arriva tutta insieme

Se da un lato la scarsità d’acqua è un problema cronico, dall’altro i fenomeni meteorologici estremi portano piogge torrenziali in poche ore, che il sistema fatica a contenere e utilizzare.

Si alternano quindi lunghi periodi di siccità a improvvisi allagamenti, con gravi ripercussioni sulla disponibilità di risorsa e sulla sicurezza delle infrastrutture.

È qui che entra in gioco il nuovo approccio di AQUA: strumenti di simulazione e previsione che permettono di immaginare scenari futuri, testare diverse strategie e intervenire prima che le crisi si trasformino in emergenze.

Una rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare per sempre il modo di gestire l’acqua, trasformando le difficoltà in occasioni di innovazione.

La voce dei protagonisti

“Il Progetto AQUA sta compiendo significativi passi in avanti – sottolinea Luciano Venditti, Project Manager di Acquedotto Pugliese –. La cooperazione tra i partner europei ci ha già permesso di costruire una visione comune e di avviare il lavoro sui siti pilota. Per l’Italia la sfida è concentrata sul sistema Agri-Sinni, oggi messo a dura prova dal cambiamento climatico. Grazie agli strumenti che stiamo sviluppando potremo affrontare queste difficoltà in modo più consapevole, costruendo soluzioni che avranno effetti positivi anche oltre i confini nazionali”.

Le sue parole racchiudono l’essenza del progetto: unire conoscenze, esperienze e capacità operative per trasformare un problema globale in una sfida condivisa.

Un patrimonio comune per l’Adriatico-Ionio

Non è un caso che l’area adriatico-ionica sia stata scelta come laboratorio di questo percorso.

I Paesi coinvolti condividono problematiche simili: scarsità idrica, eventi estremi, vulnerabilità delle infrastrutture.

Nessuno può farcela da solo.

La cooperazione diventa allora la chiave per costruire un futuro più sicuro, nel segno della solidarietà e della sostenibilità.

Il valore aggiunto di AQUA sta proprio nella sua dimensione internazionale.

Le esperienze maturate in Grecia, Slovenia, Albania e Serbia si intrecciano con quelle italiane, arricchendosi a vicenda e dando vita a un patrimonio comune di soluzioni replicabili in altre regioni d’Europa.

Uno sguardo al futuro

Il percorso è ancora lungo.

Nei prossimi mesi, il progetto entrerà nella fase operativa: verranno sperimentati gli strumenti sui diversi territori, con il coinvolgimento diretto delle comunità locali.

L’obiettivo è duplice: rendere i sistemi idrici più resilienti e allo stesso tempo rafforzare il rapporto tra cittadini e istituzioni, garantendo trasparenza e condivisione delle scelte.

In un Mediterraneo che si scalda più velocemente della media globale, non c’è tempo da perdere.

AQUA non è soltanto un progetto europeo: è un banco di prova per capire come affrontare, insieme, la sfida più grande del nostro tempo.

(Immagine AQP)